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I lavori alla certosa iniziarono per volere di Tommaso II Sanseverino, sotto la supervisione organizzativa del priore della Certosa di Trisulti a Frosinone, il 28 gennaio 1306 sul sito di un preesistente cenobio.

Ingresso esterno alla certosa

Il Sanseverino, conte di Marsico e signore del Vallo di Diano, personalità molto vicina al casato angioino, come tutto il casato, successivamente donò all’ordine religioso il complesso monastico appena edificato, ordine per l’appunto di origine francese. Nacque così il secondo luogo certosino nel sud Italia, dopo la certosa di Serra San Bruno in Calabria, con lo scopo per la famiglia salernitana di ingraziarsi i piaceri dei reali di Napoli.

La dedica a San Lorenzo della certosa si deve invece alla preesistente chiesa dedicata al santo che insisteva nell’area, appartenente all’ordine benedettino, poi abbattuta a seguito della costruzione della certosa.

L’area in cui il Sanseverino decise di edificare il sito monumentale era sostanzialmente costituito da lotti di terra di sua proprietà, essendo egli un ricco e potente feudatario. Il punto risultò sin da subito strategico e cruciale, potendo infatti contare dei grandi campi fertili circostanti dove venivano coltivati i frutti della terra (i monaci producevano vino, olio di oliva, frutta ed ortaggi) per il sostentamento dei monaci stessi oltre che per la commercializzazione con l’esterno, nonché per consentire di avere il controllo delle vie che portavano alle regioni meridionali del Regno di Napoli. L’attività commerciale dei beni primari prodotti nella certosa fu per molti secoli fondamentale in quell’area, infatti, essa era di fatto l’unico centro di raccolta di manodopera.

Nel Cinquecento il complesso divenne meta di pellegrinaggi illustri, come Carlo V che vi soggiornò con il suo esercito nel 1535 di ritorno dalla battaglia di Tunisi; secondo la tradizione fu in questa occasione che i monaci prepararono una frittata di mille uova. In questo stesso periodo, dopo il concilio di Trento, vi si aggiunse alla struttura trecentesca il chiostro della Foresteria e la facciata principale nel cortile interno.

Atrio e facciata principale

La facciata principale vista dall’atrio d’ingresso

L’ingresso alla certosa avviene dal lato orientale dove, varcata la porta d’ingresso, ci si immette in un ampio cortile a forma rettangolare chiuso a braccia da due corpi di fabbrica. Il cortile era un tempo il punto che più di ogni altro aveva contatto con l’esterno; su questo affacciavano infatti i siti di produzione del complesso: le speziere, le scuderie, le stalle, le lavanderie, i granai, la farmacia e le officine. L’atrio è caratterizzato inoltre lungo la parete destra da una fontana di ignoto autore del Seicento, mentre in prossimità della scala di accesso, invece, ai due lati della facciata ci sono gli accessi ai giardini che circumnavigano il complesso. Fa infine parte delle aggiunte del XVIII secolo la torre degli Armigeri che insiste al vertice alto del cortile, lungo la cinta muraria esterna della certosa.

La facciata principale che dà accesso all’intero monastero risale al Cinquecento, seppur ci furono rimaneggiamenti in stile barocco nel corso del Settecento. Risalgono infatti al 1718 le quattro sculture entro altrettante nicchie eseguite daDomenico Antonio Vaccaro e raffiguranti, da sinistra a destra: San Bruno, San Paolo, San Pietro e San Lorenzo. I busti presenti al secondo piano ritraggono invece i quattro evangelisti, la Madonna e Sant’Anna, mentre ancora più in alto, è la scultura della Madonna al centro, con ai lati due putti e poi i busti della Religione ePerseveranza. Probabilmente i lavori settecenteschi alla facciata terminarono nel 1723, data riportata sotto la scritta Felix coefi porta posta ai piedi della scultura della Vergine in alto a tutto alla facciata.

Fonte Articolo  Wikipedia

Viale Certosa, 1, 84034 Padula SA
+39 0975 77552
Biglietto: 4,00 € intero  2,00 € ridotto
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